Archivio di aprile 2008

Buonanotte

mercoledì 30 aprile 2008

A volte torni a casa e ti senti un po’ stupida. Ma non abbastanza.
Dovresti addormentarti perché è tardi e domattina ti devi alzare presto ma ti rendi conto che è proprio quel pizzico di sciocchezza che ti manca a non farti dormire.
Allora metti su un cd. E poi un altro.
Vorresti che fosse già domani perché ti sembra di aspettare qualcosa e non sai nemmeno tu che cosa è. Perché in effetti non succederà un bel niente.
E allora ti perdi nei suoni… I hear in my mind all these voices I hear in my mind all these words I hear in my mind all this music… and it breaks my heart.

Disco 1: Regina Spektor – Begin To Hope

Amor Fou

sabato 26 aprile 2008

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Un semaforo rosso è sempre una buona occasione per cambiare cd.
Cerco di gestire una serie di dischi catapultati fuori dal cruscotto con le copertine scambiate e i nomi quasi cancellati, quando mi sento chiamare.
Metto nell’autoradio quello che cercavo, illuminata da un particolare che mi ricorda che è già passato troppo tempo, quando mi sento chiamare ancora.
Realizzo che è il tipo della macchina di fianco. Parla proprio con me.
Abbasso il finestrino pensando che voglia le solite indicazioni stradali che io non sono capace di dare. Il senso dell’orientamento non fa parte del mio dna, ormai mi sono arresa. Invece lui mi fa: che ascolti?
Lo guardo e penso che forse ha seguito un corso di abbordaggio per corrispondenza. Poi penso, pero’, che questa città ci rende strani e un po’ di ghiaccio ce lo mette addosso davvero. E poi, ancora, che, poveretto, è capitato male. Quasi, mi dispiace.
“Stavo ancora scegliendo”. Alla fine ha una faccia simpatica, gli evito una brutta figura.
Sorrido e mi volto. Cortese fine di conversazione.
Lui insiste. “Dico, il cd che stavi cercando”.
Però.
Questo semaforo sta iniziando a durare un po’ troppo.
Sempre gentile, mi esce la frase sbagliata: “ Non credo che tu li conosca…”. E’ ovvio che lui adesso ribatte. Pero’ sbaglia di nuovo, perché lo fa con quel tono da hey baby sono un esperto di musica: “Non ti preoccupare. Spara!”
Verde.
Grazie al cielo.
Amor Fou, gli grido, mentre corro via appena in tempo per vedere una faccia un po’ delusa e sentire un accenno di qualcosa come “Ah, non li conosco”.
E’ un peccato perché è un disco bellissimo. Con una storia che vale la pena di raccontare. Quelle storie d’amore in cui ti imbatti per caso ma che ti rimangono in mente perché c’è dentro tanta di quella vita da riempire un po’ anche la tua, in giornate come questa.
Ve la racconterò, promesso.
Al prossimo semaforo.

In macchina: Amor Fou- Periodo Ipotetico

18 Aprile 2008

domenica 20 aprile 2008

yournoise.jpg Anche Your Noise se n’è andato.
Stai così. Come quando torni da un viaggio, stanco morto, con vecchie abitudini quasi dimenticate da riprendere, miliardi di cose da sistemare e il senso che il tempo scorra su un altro fuso orario.
Da un lato ti riappropri delle funzioni vitali primarie, respirare, mangiare, dormire. Tutto riacquista un lato più umano. Dall’altro hai la stessa sensazione di quando la caffeina in circolo nel tuo sangue si esaurisce e improvvisamente, senza preavviso, ti senti esausto.
Il viaggio è iniziato con due righe da sviluppare su un foglio bianco , poi è diventato una serie di idee da provare a far stare in piedi. Mica è stata una linea retta. Ad andar dritti, dicevano, son buoni tutti. E così, in alto mare, navigando a vista, ci siamo trovati immersi in una virata di almeno 180 gradi. A volte ci siamo chiesti dov’è che stiamo andando, a volte abbiamo pensato ci siamo persi, altre volte, ci siamo soltanto goduti il vento sulla pelle e abbiamo chiuso gli occhi. Avremmo potuto attraccare in tanti porti, li abbiamo visti, ci siamo passati vicino. Adesso, dopo 235 giorni ci siamo fermati.
Come chi ha il mal di terra e vorrebbe navigare ancora un po’, ma sa che prima o poi dovrà scendere. A meno che non ti chiami Novecento e decidi di saltare in aria con tutta la nave.
Ma noi del mondo abbiamo imparato ad avere meno timore e anche se è sconfinato, come direbbe il nostro amico Francesco Tricarico, abbiamo ancora voglia di far girare la testa tra infinite possibilità.
Ci portiamo dietro la soddisfazione di aver incontrato musica che valeva la pena ascoltare e di aver fatto salire a bordo passeggeri di cui andar fieri. Con soltanto due soldi per il carburante e poche, indispensabili, strumentazioni di bordo. Però una crew che avrebbe attraversato pure l’oceano se glielo avessi chiesto.
Adesso verrebbe da pensare a come sarebbe gettare l’impermeabile, con lo stesso gesto letterario, al di là delle scalette. Tenere stretta la valigia. E non scendere.
Ma, come al solito, qui le pagine si girano più lentamente e i colpi di scena sono rari.
E soprattutto, ormai, siamo già scesi.

Musica: Disco Drive- Goodbye

Election Day

martedì 15 aprile 2008

“Sulla scalinata del loft un pensionato piemontese, ex Pci, ha lasciato il suo cartello: “Comunque vada, grazie Walter”. La notte sarà lunga ma senza miracoli. Arrivano pasta fredda, tramezzini, vino rosso “per tirarsi sù”. Niente champagne, va da sé.”

“I can’t play no more…”

sabato 12 aprile 2008

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C’è chi dice che correre sul tapis roulant non porta da nessuna parte. Ma se gli amici ti chiamano mcbeal e gli ultimi giorni sono stati come una specie di lotteria a cui tu nemmeno sapevi che ti avessero iscritto, beh allora qualche viaggio da fare forse c’è.
Così anche una corsa che non sposterà mai né i tuoi piedi né i tuoi pensieri è abbastanza per far girare la testa. Tra aerei blu e film hollywodiani, stanchi errori disordinati e sorprese incredibilmente imperfette.
Su tutto, questo fottuto mal di testa, che dura da ieri.
Il volume dell’I-pod è al massimo perché se devi viaggiare, almeno, che nessuno ti disturbi, tanto meno quel pop patinato che è in diffusione in palestra. I Subsonica ti fanno andare più veloce, come sempre, e per una serie di minuti quasi ci credi. Che puoi andare dove vuoi. E che, in fondo, non c’è niente di male.
Poi l’album finisce, la tua corsa anche e, random, attacca The Niro aka Davide Combusti. E’ come se fosse partito un pezzo di Jeff Buckley. Quella specie di nastro trasportatore a cui ti sei affidata, lentamente, ti porta a camminare, rallentando il tuo battito senza chiederti il permesso, e poi si ferma. Tu raccatti la maglia, l’asciugamano, la chiave dell’armadietto. Ti alzi e lentamente saluti la tua Hollywood.

Shuffle: The Niro - Hollywood

Strade ferrate e vecchi difetti.

venerdì 11 aprile 2008

Succede che le persone si separino e continuino le loro vite su binari ricchi di scambi scegliendo sempre l’altro incrocio. Poi per qualche motivo, fermi in una stazione a caso, si ritrovano. Chiacchierano, ricordano, progettano e come sempre ascoltano musica. Alla fine si rimettono addosso la propria vita, gli impegni, gli orari, le scadenze. E ripartono. Con i propri insopportabili adorabili difetti. Ma adesso sanno che da qualche parte c’è una stazione in più dove potersi fermare.
Perché a volte le sensazioni diventano sentimenti.

You Tube: Marta sui tubi- Vecchi difetti

Cronaca di un week end ovvero storie di momenti sbagliati - parte 3

lunedì 7 aprile 2008

I momenti sbagliati sono sempre dietro l’angolo. A volte sono semplici coincidenze temporali che si dimenticano dopo qualche minuto, altre volte sembrano congiunture astrali che assomigliano al fato dei poemi cavallereschi dove tutti inseguono tutti, ma alla fine nessuno raggiunge mai niente.
Il Rock’n’Roll è un locale gestito da uno dei dj di Rock Fm. Stavolta c’è una specie di concerto di addio.
Rock Fm chiude.
Chi non ci crede ancora, chi sperava che, chi se lo aspettava, chi fino in fondo ha provato.
Il locale è pieno di gente e viene da pensare che ci sia ancora qualcosa da fare, che tutto quell’entusiasmo debba andare da qualche parte, l’energia incanalata per produrre qualcosa di positivo.
Io e Tj veniamo catapultate in questo mondo che ci appartiene solo in parte, ma che ci incuriosisce per la passione che trasmette. E così ci lasciamo scattare foto a raffica che finirano, con un sorriso un po’ indeciso, su qualche myspace super rocchettaro.
Penso che qui dentro ci starebbe bene anche il tassista di ieri.
E chissà, magari c’è, confuso tra il pubblico milanese o tra quelli che invece si sono fatti un bel po’ di chilometri.
Tutti hanno da raccontare una storia. Rock Fm è legata a qualcosa: lavoro spostamenti, vacanze. Ricordi.
Per me è una storia di momenti sbagliati.
Per me è un’occasione arrivata quando non c’era scelta e, poi, la libertà di poter scegliere quando invece è il giorno sbagliato. Esattamente un anno dopo. Anche i ritardi, a volte, hanno le loro puntualità.
Per me è una manciata di sere d’estate passate a scrivere un programma, tra la polvere di un trasloco e tanti punti interrogativi. Giorni di luglio caldi e senza fine, trascorsi alla ricerca dei segreti del rock ma anche ad imparare che a volte la rabbia è meglio della tristezza.
Per me è una canzone di Jeff Buckley che, tra continue dispute musicali, è l’unica che il mio compagno di lavoro riusciva ad ascoltare da “Grace” senza sbuffare.
Ed è lei che chiude questo week end di una settimana fa.
Anche se è una canzone d’amore e come ogni canzone d’amore, parla di un addio.

Cronaca di un week end ovvero storie di momenti sbagliati - parte 2

domenica 6 aprile 2008

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Il taxi che ci porta alla festa sciocca ci lascia in una stradetta isolata, dietro Corvetto, in mezzo al niente. Chiamo il mio amico F. , il “contatto” per questa festa, che mi risponde trafelato spiegandomi di essere dovuto correre a prendere non so cosa. Entrate entrate, siete in lista.
Tempismo disastroso.
E così ci presentiamo davanti a un tipo con l’auricolare e una cartelletta piena di fogli che ovviamente non trova i nostri nomi da nessuna parte. Alla fine si arrende, ci dà un’occhiata e evidentemente gli sembriamo entrambe abbastanza sciocche da lasciarci entrare.
Saliamo le scale e ci troviamo in un loft pieno di gente, concentrata nella zona bar dove i cocktail vengono distribuiti a un ritmo forsennato,.
Non ci mettiamo molto a capire l’orientamento sessuale di praticamente tutti I presenti, donne (pochissime) escluse.
Di sicuro non troveremo l’uomo della tua vita, TJ. Quindi, tanto vale prendersi un vodka lemon.
Scavalchiamo due tipi che si baciano appassionatamente da quando siamo entrate e raggiungiamo il bar.
E’ in questi casi in cui c’è bisogno di qualcosa di stupido. E così, aspettando che il mio amico si materializzi in qualche angolo tiriamo fuori il vecchio gioco dei baci. E’ una di quelle cose da teenager in vacanza. Ma festa sciocca, gioco sciocco.
Passiamo in rassegna tutti gli amici, conoscenti, colleghi e in una specie di gioco della verità dobbiamo confessare chi, in un mondo parallelo, baceremmo oppure no. TJ è brava e indovina quasi tutte le mie risposte. Complimenti, sei la reginetta di questo pigiama party improvvisato.
Al secondo vodka lemon Tj prova a ballare mentre io, indecisa, non riesco a smettere di gurdarmi in giro. Gli ospiti continuano ad arrivare, l’orientamento sessuale rimane rigorosamente invariato e con l‘entrata finale di una serie di personaggi più o meno famosi decido che è arrivato il momento di andare.
Ci trasciniamo di nuovo giù, fulminiamo una tipa che sembra averci rubato il taxi e sprofondiamo nei sedili del 4040 che siamo riuscite a recuperare.
Una curiosità. L’ultimo nome per il gioco dei baci.
Spara.
Non lo so, non mi sento più abbastanza sciocca da poter rispondere.
Mentre io continuo a guardare fuori dal finestrino, TJ quasi si addormenta.
Domani ci aspetta un’altra festa. Rock.

TO BE CONTINUED (non vi preoccupate manca solo l’ultimo post)