Archivio di novembre 2008

Va tutto bene.

venerdì 28 novembre 2008

neve_blog.gif E’ buio da tempo quando ci lasciamo alle spalle un paesaggio ricoperto di neve. Appicciati uno all’altro sui sedili e sepolti da borse, zaini, telecamere. Mentre TJ appoggia la testa sulla mia spalla e si addormenta io rimango con gli occhi aperti: il sonno se l’è di nuovo rubato qualcos’altro.
Anche A. dorme di fianco a me. P è invece concentrato sulla guida e F. guarda fuori dal finestrino. C’è silenzio in macchina. Ad interromperlo c’è soltanto, di tanto in tanto, il rumore della neve che si stacca dal tetto.
Sono stati due giorni intensi e faticosi ma allo stesso tempo sono scivolati via senza darci il tempo di pensarci troppo sopra. E’ l’ultima puntata di US e per tanti motivi è una puntata speciale.
Doveva essere una scusa per fare il punto.
Chissà se adesso, richiuse valigie e impressioni, avremo davvero voglia di farlo.
In fondo “va tutto bene”.

Musica: la sentirete presto.

La neve all’improvviso.

mercoledì 26 novembre 2008

“Ma passerà, sì passerà questo pallore che ci rende così simili da perderci.”

E’ notte e la telefonata della mia amica G. arriva puntuale come un orologio. A disallineare giorni ordinati a fatica. Bastano cinque secondi di silenzio ed è già chiaro tutto.
A volte abbiamo così paura che qualcosa di meraviglioso si rovini che finiamo per rovinarlo noi. E’ come se, convinti dell’inevitabile, decidessimo di provocare volontariamente un disastro. Finché ci siamo, in mezzo alla tormenta, non ce ne rendiamo mica conto. E’ quando cala il vento, la neve ha ricoperto gli alberi e rimane solo un freddo glaciale che ci accorgiamo che non c’è più niente.
Cammino lentamente mentre capisco che è impossibile riempire il silenzio di chi sento dall’altra parte. Posso solo accoglierlo, respirando per far sentire che ci sono, ma senza spazzarne via la dignità con insopportabili luoghi comuni. Per una volta non so davvero cosa dirle.

Sono passate le due quando torno a casa e stasera spero davvero che T. sia alzata. Spero di aprire la porta e vedere la luce nel corridoio sentendo piano la musica che si diffonde per la casa.
Giro la chiave e poi aspetto qualche secondo prima di entrare. La voce di T. anticipa ogni altra azione.
“Hey”
Sorrido.
Mentre entro la vedo alzarsi dalla scrivania e venirmi incontro stiracchiandosi.
“I’m still up”.
Lentamente, comincio a parlare.
E’ bello, spesso, usare un’altra lingua. Ti permette di prendere distanza. E magari intuire che c’è una via d’uscita da suggerire, un po’ meno scontata delle altre. Le parole si mescolano al profumo di Apple Crisp che si è sparso per tutto l’appartamento.
C’è calore e ce n’è davvero bisogno.
Se lo senti, forse riuscirai anche a trasmetterlo. Bisogna aiutare G. a sciogliere un po’ di tutta quella neve. E da qualche parte bisogna iniziare.

Musica: stavolta è troppo bassa per riuscire a sentirla. Che qualcuno la alzi, per favore.

Dimenticavo…

domenica 23 novembre 2008

Avete ragione.

The Most Special- Guns&Roses (ma qualcuno ha ascoltato Chinese Democracy?) va in onda stasera alle 21 su Mtv

Ultrasounds # 7 - sabato 29 novembre alle 19

I’m not in this movie, I’m not in this song.

sabato 22 novembre 2008

notte.jpg Il mio insegnante di sceneggiatura a New York diceva sempre “kill your babies”. Uccidete i vostri personaggi: eliminate parole e trasformatele in immagini, togliete informazioni e alla fine sottraete ancora.
Mentre salutavo TJ ieri sera pensavo che nella realtà succede esattamente il contrario. Quando incontri una persona parti da una misera quantità di informazioni che poi piano piano va ad aumentare fino a formare un ipotetico quadro.
E durante il percorso non puoi fare altro che scommettere.
Sederti al tavolo da gioco e puntare.
Puoi decidere, con una ventata di improvvisa sicurezza, di rovesciare una manciata di fishes tutte insieme oppure puoi aspettare e osservare il gioco. Puoi tentare di procedere a piccoli passi o anche alzarti dal tavolo, dopo ore, esattamente con le stesse fishes che avevi prima, continuando a chiederti, mentre ti allontani, che cosa sarebbe successo se avessi puntato di più.
Chiudo lo zaino e, mentre tutti iniziano ad uscire e a riempire i locale, io mi avvio alla macchina.
Bisogna aver il coraggio di chiudere le giornate.
Anche quelle che lasciano tutto in sospeso.

I-pod: Notwist- Consequence

Thursday Morning

giovedì 20 novembre 2008

Allungo un braccio, ancora con gli occhi chiusi, nel tentativo di arrivare al cellulare ma mi scontro con il freddo del computer, rigidamente addormentato lì di fianco, e poi con la trama intricata della sciarpa di lana che ho buttato sul letto insieme a tutto il resto, ieri sera, prima di crollare addormentata. La prima cosa che penso è che vorrei uno stomaco nuovo. La seconda è che, prima di dire qualsiasi cosa, oggi, vorrei un copione su cui controllare le mie battute. La terza invece è che ci dovrebbe essere un messaggio sul mio cellulare.
A metà tra la fine del piumone e l’inizio del cuscino trovo finalmente il telefono. E con quello, in una delle poche sicurezze con cui si apre questa giornata, anche l’sms di TJ.
Rispondo e in quelle tre parole ci vedo riflesse una serie di ore e troppi vodka lemon.
Tra mezz’ora suonerà la sveglia.
Riaffondo nel piumone.
Quante volte si può scomparire?

Musica (dall’altra stanza): Dido- Thank You 

Coffee Break

domenica 16 novembre 2008

cup_steam.jpg

“Bevi il caffè proprio come lui”.
Alzo gli occhi dalla tazzina e guardo G. con gli occhi spalancati.
“Cioè?”
“Sì, fai quella cosa lì…
“No, no, aspetta. Non lo voglio sapere.”
E’ la seconda volta nel giro di tre giorni che qualcuno mi fa notare come bevo il caffè. O ne bevo troppi oppure aggiungo chissà qualche inconsapevole gesto.
L’unica cosa che so è che riesco quasi sempre a scottarmi la lingua perché non ho mai la pazienza di aspettare che si raffreddi. La pazienza…
G. trova immediatamente una distrazione afferrando un pezzo di torta di mele e lo fa con quello sguardo su cui è già scritto “forse non dovrei, ma in fondo chissenefrega”. E’ bella comunque, e in fondo lo sa.
“Comunque lui fa proprio come te”, ribadisce facendo cadere briciole di torta nel suo caffè.
Tutti abbiamo dei microscopici gesti che ci definiscono e ci raccontano più di mille descrizioni. E gli innamorati sono delle spie. Non ci si può difendere.
G. inizia a fissare il suo telefono.
Io guardo la mia tazzina già vuota.
Cavoli, mi sono bruciata la lingua un’altra volta.

Sullo stereo: King Of Convenience - I Don’t Know What I Can Save From You

24 hours

martedì 11 novembre 2008

A volte non c’è altro modo per rispondere se non quello di alzarsi e metter su della musica. Non sarà mai quella che avreste scelto voi, ma ogni tanto si può anche essere un po’ egoisti. E cercare il lieto fine, anche se fuori tempo massimo.

I tunes: Oasis- I’m Outta Time

Milano, sera

domenica 9 novembre 2008

Sono più o meno le sette di un sabato sperso nel mese di novembre quando scendo dall’autobus e mi avvio verso casa. Per una volta scelgo la strada più lunga. La malinconia che c’è nell’aria si attacca alle buste dell’esselunga della mini-famiglia che cammina stanca ma senza incertezze davanti me, al borsone da palestra del ragazzo che incrocio veloce, alla carta bianca, legata con il nastro, dei biscotti di pasticceria in mano all’anziana signora che sto per superare.
Un piccolo quartiere che torna a casa, mentre i negozi stanno per chiudere e penso a mia madre che accende su rai 3, a chilometri di distanza, e a ETR che, con la pazienza che forse appartiene ad un’altra generazione, continua a tenere acceso il suo computer, contro l’insicurezza e l’approssimazione, i tanti dubbi e l’unica scelta.
Perché questo è il solo momento in cui le responsabilità sembrano sfumare via, prima di una settimana che non salverà la nostra vita, ma che ancora deve arrivare. E non c’è niente di determinante, forse, che si possa fare adesso.
E’ una malinconia dolce e rassicurante.
Non importa se ci sarà qualcuno ad aspettarci oppure no. Adesso, si può solo tornare a casa.

Ipod: Nick Drake- Cello Song