Capitolo 3: Granchi in fuga e giraffe d’ebano.

Jambo.
Ciao.
Alle nostre costole, durante le escursioni, si materializza spesso un set di ragazzini africani. Con un’organizzazione perfetta si dividono tra di noi, accompagnandoci ad ogni passo e cercando di costruire la conversazione su quelle parole di italiano consumate da anni di esercizio con romani intraprendenti e milanesi in relax. La loro insistenza mi irrigidisce un po’, loro lo percepiscono immediatamente e finiscono per andare ad attorniare A. che, più predisposto alle chiacchiere sarà, secondo la loro esperienza, più propenso alle mance.
Non hanno niente da vendere, a parte la loro terra.
Ma hanno imparato perfettamente quello che viaggiatori come noi vanno cercando.
E così quando ci fermiamo a guardare un granchietto che si muove velocemente sulla sabbia si fanno in quattro per permetterci di fotografarlo e appena lui sparisce nel tipico buchetto, loro non esitano un secondo e si mettono a scavare.
Figurati se lo ripescano, penso mentre le loro mani minute e rapide rimuovono sabbia alla velocità della luce, formando una buca enorme rispetto all’originale e sempre più profonda, alla ricerca dell’animaletto nascosto.
Non solo lo trovano, ma riescono anche a prenderlo e portarlo davanti alle nostre macchine fotografiche.
Pochi giorni dopo, ragazzi come loro avrebbero fatto lo stesso con un pesce palla, in un atollo dell’oceano indiano, destinandolo però alla morte, dopo averlo tolto dall’acqua per mostrarlo in giro.
Non hanno niente da vendere, a parte la loro terra.
E nella loro forma di commercio sanno essere ingenuamente spietati.
Gli adulti invece qualcosa ce l’hanno. Ed è identico per tutti. Standardizzati souvenir per turisti pieni di colori e, spesso, anche di polvere.
Arrivano come possono, quando e dove meno te l’aspetti, su una spiaggia deserta o in mezzo al mare. In bicicletta, a piedi, in barca. Con le loro ceste gialle e la loro africa di ebano.
La contrattazione inizia non appena ti avvicini.
Ti chiedono 10 euro, tu gliene offri 5, chiudi a 7 e loro a 3 ti avrebbero già fregato.
Ma non esistono truffe, esistono solo due mondi. E due prezzi. Noi ci portiamo dietro inevitabilemente il nostro modo di vivere la vita e con quello anche I suoi costi. Paghiamo un pareo quanto l’avremmo pagato su una delle nostre spiagge, sdraiati sotto un ombrellone a strisce bianche e blu, a uno dei tanti immigrati che prova a guadagnarsi la giornata.
Ma qui il vicino d’ombrellone non ti guarda.
Anzi, non ci sono nemmeno ombrelloni.
Ci sono gli alberi.
Semplice.
No?

(P.s. Per chi se lo chiedesse, la foto al granchio è stata fatta mentre se ne stava indifferente ai nostri piedi mentre quella al pesce palla non esiste perché non è mai stata scattata. Rubiamo le anime, non le vite.)

I commenti sono disabilitati.