Milano, sera

Sono più o meno le sette di un sabato sperso nel mese di novembre quando scendo dall’autobus e mi avvio verso casa. Per una volta scelgo la strada più lunga. La malinconia che c’è nell’aria si attacca alle buste dell’esselunga della mini-famiglia che cammina stanca ma senza incertezze davanti me, al borsone da palestra del ragazzo che incrocio veloce, alla carta bianca, legata con il nastro, dei biscotti di pasticceria in mano all’anziana signora che sto per superare.
Un piccolo quartiere che torna a casa, mentre i negozi stanno per chiudere e penso a mia madre che accende su rai 3, a chilometri di distanza, e a ETR che, con la pazienza che forse appartiene ad un’altra generazione, continua a tenere acceso il suo computer, contro l’insicurezza e l’approssimazione, i tanti dubbi e l’unica scelta.
Perché questo è il solo momento in cui le responsabilità sembrano sfumare via, prima di una settimana che non salverà la nostra vita, ma che ancora deve arrivare. E non c’è niente di determinante, forse, che si possa fare adesso.
E’ una malinconia dolce e rassicurante.
Non importa se ci sarà qualcuno ad aspettarci oppure no. Adesso, si può solo tornare a casa.

Ipod: Nick Drake- Cello Song

1 Commento a “Milano, sera”

  1. The Pesto Buster scrive:

    quasi “ovvio”…