Daphne (prima parte)

fioredeserto.jpg “Non dire notte” è un libro dello scrittore israeliano Amos Oz. Forse lo conoscerete, forse no.
C’è una città piccola e tranquilla nel deserto del Negev e c’è una coppia, lui un architetto di 60 anni e lei una professoressa di lettere di 45 con un progetto che alla fine del libro non si capisce ancora se vedrà mai la luce. Dal punto di vista della storia non succede granché e quel poco non ve lo sto a raccontare, magari vi va di leggere il libro. Le giornate per loro si concludono quasi sempre sul balcone di casa, a guardare il deserto e la luce che se ne va. Se le città nel deserto hanno un sapore, ecco allora questo libro ha quel sapore lì. Di sabbia e di soli che si vanno a spegnere all’orizzonte.
All’interno del racconto però ci sono un paio di sotto-storie. Una di queste dura poche pagine e non si capisce bene cosa ci sta a fare lì dentro, non lo capiscono nemmeno i personaggi che poi continuano a ripensarci, un po’ come noi. A viverla è lei, Noa, anche se a raccontarla è il marito Theo (i punti di vista si alternano nel libro).
La storia è più o meno questa.
Andando ad un corso di aggiornamento, Noa carica un giovane turista irlandese. E’ novembre e piove. Lui ha i capelli lunghi, un enorme zaino sulle spalle con sopra scritto “All you need is love” ed è completamente fradicio. Racconta che ha attraversato l’Irlanda in autostop sotto la pioggia per arrivare a Dublino. Da lì ha volato fino a Birmingham e da Birmingham è arrivato in Israele. Tutto senza mai dormire.
E che ci fa lì?
Sta andando a cercare una ragazza chiamata Daphne, di Liverpool, con la quale ha passato una notte, un po’ di tempo prima, e di cui sa soltanto che è andata in Galilea. Adesso è intenzionato ad andare di kibbutz in kibbutz finché non la ritroverà. Il tempo non gli manca, dice, se gli mancheranno i soldi si troverà un lavoretto. Sa fare un po’ di tutto.
C’è già da dargli del matto. Come si fa a pensare di andare a cercare una ragazza per tutta la Galilea. Mica è uno sputo.
Ma poi, per concludere, dice anche una frase che Noa non sa bene come interpretare e che poi ritornerà più avanti nel romanzo.
Dice: Se si ha un briciolo di bontà si trova bontà ovunque.
Noa lo guarda e gli sembra che abbia la febbre, poi arriva a destinazione e lo fa scendere all’ingresso della città. E’ appena entrata al corso quando decide di tornare indietro. Pensa che deve portare quel ragazzo febbricitante da un dottore, sale in macchina e torna all’ingresso della città, ma non lo trova più.
Allora si avventura per strade sconosciute, alla sua ricerca ma finisce la benzina e si infila in una stazione di servizio.

(fine prima parte)

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