Coffee Break

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“Bevi il caffè proprio come lui”.
Alzo gli occhi dalla tazzina e guardo G. con gli occhi spalancati.
“Cioè?”
“Sì, fai quella cosa lì…
“No, no, aspetta. Non lo voglio sapere.”
E’ la seconda volta nel giro di tre giorni che qualcuno mi fa notare come bevo il caffè. O ne bevo troppi oppure aggiungo chissà qualche inconsapevole gesto.
L’unica cosa che so è che riesco quasi sempre a scottarmi la lingua perché non ho mai la pazienza di aspettare che si raffreddi. La pazienza…
G. trova immediatamente una distrazione afferrando un pezzo di torta di mele e lo fa con quello sguardo su cui è già scritto “forse non dovrei, ma in fondo chissenefrega”. E’ bella comunque, e in fondo lo sa.
“Comunque lui fa proprio come te”, ribadisce facendo cadere briciole di torta nel suo caffè.
Tutti abbiamo dei microscopici gesti che ci definiscono e ci raccontano più di mille descrizioni. E gli innamorati sono delle spie. Non ci si può difendere.
G. inizia a fissare il suo telefono.
Io guardo la mia tazzina già vuota.
Cavoli, mi sono bruciata la lingua un’altra volta.

Sullo stereo: King Of Convenience - I Don’t Know What I Can Save From You

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