Tè sul mare con Stephen Wood.

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-Da che parte andiamo?
- Di là
Sono le 4 del pomeriggio di un 27 dicembre che è arrivato a portarsi via un po’ di giorni di festa, in cui ho affogato pause forzate e auguri senza senso.
Il cielo è limpidissimo e l’aria è fredda. Dietro di noi le montagne con la neve, davanti a noi il mare. Affondiamo nella sabbia ad ogni passo e ci allontaniamo dal faro. Chissà se i guardiani esistono ancora, chissà se c’è ancora qualcuno che va lì dentro, ogni tanto.
La luce è incredibile e cambia ogni volta che rialziamo la testa.
Parliamo di Milano, di me, di lui, di musica, dei suoi nuovi pezzi, di quanto è finta la realtà e di quanto è vera la finzione.
Quando decidiamo di tornare indietro le montagne sono blu e le nuvole rosa.
Il sole sta tramontando.
Tiro fuori il cellulare. E’ banale la foto, è banale il sole che scompare sul mare, è banale la spiaggia, sono banali le orme delle nostre scarpe. Centinaia di cartoline. Glielo dico.
- Se ci fanno le cartoline forse un motivo c’è- dice Stephen Wood- forse il bello è banale.
Forse.
D’altra parte i nostri rari incontri hanno sempre un discreto impianto luci.
- Andiamo al faro?
Risaliamo il viottolino, raggiungiamo la macchina e ci avviamo verso il faro.
L’estate scorsa eravamo lì, in uno dei tanti locali della costa, a prendere decisioni per il futuro. Musica e macchine ovunque.
Adesso è deserto.
Silenzioso.
Costeggiamo un muro infinito pieno di tag. Sthephen Wood le conosce quasi tutte. Chissà quante volte le ha lette.
-Ce n’è una che mi è sempre piaciuta- dice.
E la troviamo, un po’ scolorita, quasi nascosta da altre più recenti.
Si fa un po’ fatica ma si legge ancora: “Avrei voluto soltanto amarti, nient’altro”.
- Se ci pensi è vero: a volte vorresti soltanto volergli bene. Ma non puoi- conclude, con leggerezza, esattamente come quella frase.

Arriviamo al faro, che è chiuso e recintato. Come era logico che fosse.
In realtà non è poi neanche questo granché: una torretta di cemento bianco.
Però è acceso.
E ci accorgiamo che ormai è buio. Cambiamo cd, si torna indietro.
Il tè non l’abbiamo preso, abbiamo preso il mare.

Autoradio: Postal Service- Give Up

3 Commenti a “Tè sul mare con Stephen Wood.”

  1. *Serena* scrive:

    Scrivi in modo incantevole.. complimenti. Riesci a far immaginare ogni cosa che scrivi! i luoghi (anche se non li ho mai visitati), le persone (anche se non le ho mai conosciute) le sensazioni (anche se non sono stata io a viverle)… Sono senza parole..!

  2. Sara scrive:

    Ti ringrazio. E’ sempre bello quando qualcuno si riconosce in quello scrivi. E anche un po’ incredibile, come direbbe la mia amica Ze.

    :-)

  3. gigi scrive:

    Il signor Wood era un galantuomo…