Hey There

Certe giornate sono quasi circolari, con una fine che si ripiega, inaspettabilmente ma senza fretta, sul loro inizio. Quello che conta di solito è tutto ciò che sta in mezzo a quell’inizio e a quella fine ma quello che a volte ci strappa una specie di sorriso, stanco e stiracchiato, è invece solo quell’ultimo tratto di linea, perché ci riporta proprio lì, dove ci siamo svegliati, con un pezzo che gira su i-tunes, il letto sfatto e il telefono scarico.
In mezzo stavolta ci sta una casa allagata, con l’acqua che bagna gli scatoloni ancora chiusi in soggiorno, con qualcosa che si può ancora salvare e qualcosa che se ne è ormai andato. E allora, mentre intorno c’è un gran via vai, lo sguardo si posa sulle cose elettroniche, scanner, stampante, videoregistratore chiusi in cartoni semi-inzuppati. Poi si sposta sulla sinistra, su tutti i cd, un mare di cd che stanno lì, bagnati, sul pavimento. Fino ad arrivare vicino alla porta, dove ci sono i libri. Il magone allo stomaco accompagna lo sguardo, variando al variare degli oggetti osservati, scarta tutto quello che si può ricomprare si sofferma sui segnalibri con le scritte a matita che sbucano dalle pagine un po’ arricciate e finalmente si concentra in un’azione, semplice, banale e forse poco sensata. Afferrare una cartellina, bagnata e seminascosta, prendere tutto il contenuto, appiccicato e umidiccio, e spostarlo al sicuro. Chissà come era finita nel trasloco e poi in mezzo a quelle scatole. E adesso diamoci da fare. Uno dopo l’altro gli oggetti vengono spostati in un ordine che si stenta a capire.
Lentamente tutto si svuota e mentre la casa si asciuga, la mia stanza si allaga di pensieri.
Il telefono comincia a lanciare dei bip e io finisco per guardare quella cartellina quasi sciolta, da una parte, e i fogli, ancora leggibili, dall’altra. Quello che vedo sono resti cartacei di un computer collassato tanto tempo fa, quando tutta la vita sembrava racchiusa in una serie di parole digitali. Parole, che in parte sopravvissute e trasformate in carta, poco fa si stavano per disfare nuovamente nella pozza d’acqua di un tubo lasciato aperto. E’ sorprendente. Non l’averle ritrovate e nemmeno l’averle recuperate, istintivamente, ancora una volta, ma soltanto non sentire il bisogno di leggerle.
Mentre accendo la luce vicino al letto, sul mio computer parte lo stesso pezzo con cui mi sono svegliata stamattina.
Lui le scrive una canzone, lei è lontana, ma ci sono treni, aerei, macchine. Come stai, cosa succede a NY, ti senti sola, a volte è dura, ma vedrai un giorno con questa chitarra ci pagherò le bollette, i nostri amici ci prenderanno in giro e noi rideremo con loro, perché loro non si sono mai sentiti così, aspetta e finalmente avremo la vita che sogniamo.
Telefono scarico, letto sfatto, persiana chiusa e luce accesa, esattamente come stamattina.
Quello che c’era da salvare l’avevo già salvato oppure non lo salverò mai più.

Dal mac (rimasto asciutto): Plain White T’s- Hey There Delilah

3 Commenti a “Hey There”

  1. Menphis scrive:

    Si è rotta la lavatrice?
    Mi ha messo malinconia leggerti!

  2. Menphis scrive:

    Ritorno stamane con uno spirito un po’ più allegro. Sarà stata la notte che mi ha portato a dirti che mi ha messo malinconia leggerti.

  3. Frank The Bunny scrive:

    “”Lui le scrive una canzone, lei è lontana, ma ci sono treni, aerei, macchine. Come stai, cosa succede a NY, ti senti sola, a volte è dura, ma vedrai un giorno con questa chitarra ci pagherò le bollette, i nostri amici ci prenderanno in giro e noi rideremo con loro, perché loro non si sono mai sentiti così, aspetta e finalmente avremo la vita che sogniamo.”"

    Tanto per capirsi..

    “Hi it’s, me i’m bored again, all is well i’m not insane
    I’ve been drunk for seven days, everything is fine
    I made some friends, broke the ice, then i ate some bread and cheese
    to gain some weight, keep me warm everything’s o.k.

    It’s me delivering psychosis, over the phone to you
    I color your world blue, ten thousand miles from you
    I’m sinking all alone, treading new waters, Were is my buoy

    The van smells like a dirty sock, everyone has got the flu
    I’d rather be sick of you, I’d rather be asleep

    It’s me delivering psychosis, over the phone to you
    I color your world blue, ten thousand miles from you
    I’m sinking all alone, treading new waters, Im missing my buoy

    When I get home, the band will have, it’s first hit song
    you and I, will buy some rings, and a suburban home
    I’ll bring home, the bacon bits, we’ll make our parents grandparents
    I’ll take you out, to breakfast at night, and then well go to sleep”

    Frank.