Un po’ di magia

Per Natale ho ricevuto un mappamondo.

Da tanto tempo, tutti gli anni, a dicembre, in cerca di regali, io e mia mamma passiamo davanti a un bellissimo negozio di giocattoli. In realtà non è un negozio qualsiasi e forse non vende neanche giocattoli. Però porta il magico nome del libro di un filosofo del ‘600 che racconta di una città sull’equatore… e contiene un mare di oggetti intelligenti che giocano con le regole della scienza, invitandoti a conoscerla.

Entriamo.

Guardiamo le novità, ci chiamiamo a vicenda per vedere gli oggetti più strani e poi io mi inchiodo davanti a un mappamondo.

Beh, c’è da dire che ho sempre avuto una passione per i mappamondi, fin da quando ero piccola. Avete presente quelli classici, che ci hanno comprato quando andavamo a scuola, con il piedistallo e la sfera che ruota? Ecco, quello io me lo sarei portato sempre dietro, in tutti i miei viaggi e in tutti i miei traslochi. E invece è rimasto nella mia cameretta, su una mensola, in un punto strategico studiato in modo che fosse visibile sia dalla scrivania che dal letto. Ogni tanto, ancora oggi lo giro. E non è che sia una cosa così, tanto per fare. Ogni porzione di sfera ha il suo significato. Il lato di quando sono ansiosa oppure ho qualche preoccupazione è sempre stato quello dell’oceano. Tutto blu. Solo acqua e qualche piccolo puntino qua e là.

Non è affatto strano, quindi, che, entrata nel negozio, ad un certo punto lasci mia mamma gironzolare da sola per bloccarmi davanti a quell’oggetto magnetico: una sfera sospesa in aria, un piccolo mondo che sta in equilibrio su una base, senza nessun appoggio. Le regole sfruttate sono quelle del magnetismo. Come quando giocavamo con le calamite. Semplice, no? Ma spettacolare.

Arriva mia mamma e dopo averlo guardato un po’ se ne esce con una di quelle frasi che ti riportano indietro di vent’anni.

“Te lo compro.”

La commessa smonta quello in esposizione perché è l’ultimo rimasto, ci dice che è un po’ complicato metterlo in equilibrio ma che poi non si tocca più…

Così qualche giorno dopo, tornata a Milano, lo tiro fuori dalla scatola, sistemo la base su una mensola e provo a posizionarlo. Non c’è verso di farlo funzionare: appena avvicino la sfera alla base, questa l’attrae con forza e il piccolo mondo finisce spiaccicato sul metallo.

Ci provo un’infinità di volte, ma niente.

Passano vari amici da casa, il mappamondo che non sta in equilibrio diventa il gioco del momento ma nessuno riesce a capire come funziona. Mia mamma propone di tornare al negozio di giocattoli per chiedere spiegazioni.

Poi un giorno, all’improvviso, chiacchierando con A., tiriamo fuori un cavo dalla scatola e capiamo. Anche con la corrente non è semplicissimo, bisogna tenere le braccia molto ferme, avvicinare e allontanare la sfera imparando sentire l’intensità delle forze fino a trovare il punto esatto di sospensione, ma così i magneti si controllano più facilmente e dopo qualche tentativo… voilà: il mappamondo è finalmente in volo.

Mi siedo sul divano e lo guardo. Casualmente, è girato dalla parte dell’oceano e per un attimo tutta la stanza mi sembra pacificamente blu.

mappamondo


PARTE 2

Qualche giorno dopo il mio coinquilino torna da un week end fuori città. Appena mette piede in casa gli urlo: il mappamondo funziona! Lui si precipita in sala e lo guarda meravigliato. Non mi chiede niente. Dice solo:

Wow.

Sintetici come sempre gli americani.

Gli dico che posso anche farlo girare e do una leggera spinta alla sfera per farla ruotare. La terra comincia a girare e sempre più fiduciosa gliene do un’altra. A questo punto il mappamondo ballonzola un po’, va fuori asse e crolla sulla base.

Nooooooooo.

Ancora la perfetta sintesi del mio coinquilino.

Io non lo guardo nemmeno, fisso la piccola terra collassata sulla base di metallo e penso che non riuscirò mai a farlo stare in equilibrio di nuovo.

Mi vengono le lacrime agli occhi, avrei mille cose di cui preoccuparmi in questo momento, ho una vita buttata all’aria, eppure mi metterei a piangere solo perché quel mappamondo non vola più. Poi penso che non avrei mai dovuto girarlo, che quelle cose lì sono belle soltanto da guardare e che si devono prendere così come capitano, se il mare sta dietro si può soltanto immaginare. Alla fine però, come spesso mi succede quando i pensieri si fissano su una cosa, ne faccio un’altra che è esattamente l’opposto.

Prendo la sfera e con pazienza la riavvicino alla base. Gomiti fermi. Mi ripeto che adesso ho capito come si fa e che quindi sono capace di farlo. Mani sicure. I primi tentativi vanno a vuoto, è difficile gestire quelle forze che si contrappongono. Occhi sulla linea dell’orizzonte. E’ complicato da spiegare ma c’è un istante in cui si capisce che la distanza è giusta, i due corpi sono in contatto e il meccanismo sta per funzionare. Respiro regolare. E’ proprio quel punto lì che devi andare a cercare perché da lì nasce tutto il resto.

Ecco.

Il mondo torna meravigliosamente in equilibrio.

Il mio coinquilino è rimasto muto per tutta la scena. Spalanca gli occhi e ripete.

Wow.

Sorrido. Non so da quanto era che non lo facevo. Poi mi siedo di nuovo sul divano e guardo quel pezzo di plastica sospeso su una mensola.

E penso a tutti quelli che in questi mesi mi hanno chiesto che fine ha fatto invisibilia, e che fine ho fatto io. Ecco, credo di aver fatto questo. Credo di aver provato a mettere in equilibrio quello strano marchingegno a forma di mondo. Semplice e complicatissimo allo stesso tempo.

“C’è un po’ di magia” direbbe il mio amico N. Di stregonerie ovviamente non ce ne sono, l’incantesimo come sempre lo cerchiamo noi. Solo che ogni tanto ci mettiamo un po’ a trovarlo.


(Grazie ad A. per aver capito il meccanismo e, come ogni volta, per avermelo insegnato, grazie a tutti i miei amici per aver provato ad aiutarmi, ai due matti S. ed E. per aver condiviso l’incanto anche quando non ci credeva più nessuno, a mio fratello per aver progettato viaggi di soccorso a Milano e ovviamente a mia mamma per aver dato il via al gioco)

6 Commenti a “Un po’ di magia”

  1. Daniele scrive:

    L’importamte alla fine è che tu ce l’abbia fatta… :)
    …e comunque ben tornata…

  2. Alex scrive:

    Ci credi se ti dico che fino a 10 anni fa’ quel negozio era sotto casa mia? è sempre stato fantastico.

  3. Davide scrive:

    Ma non ci hai spiegato che cos’è che mancava all’inizio… quel filo elettrico a cosa serviva? Bisognava collegare il tutto a una presa di corrente? Magnetismo o elettromagnetismo? Se stacchi la corrente che succede? Il mondo precipita nuovamente sulla sua base? Ecco… queste sono le domande che mi sto facendo.
    Quello di cui sono certo, invece, è che ho letto tutto d’un fiato e son sempre più convinto delle tue doti di scrittrice

  4. Sara scrive:

    Eheh… prendi il tuo mondo e sperimenta! E non ti preoccupare se a volte crolla. Fa parte del gioco.

  5. gipo scrive:

    Ciao! Che meraviglia! I giochi di magetismo e calamite sono sempre stati la mia passione… e uniti al mappamondo, poi, insomma è come avere la terra in orbita nella propria stanza. Accendici una lampada vicina, così hai il giorno e la notte e tutti i fusi orari (e volendo, ti puoi divertire a fare pure il piccolo principe)

  6. Eli scrive:

    Funziona ancora?